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Bi-sogni.

La sua bellezza era
come un’onda che,
all’improvviso,
si alza dal mare
mentre tu siedi sulla spiaggia in tranquillità.
Alzi lo sguardo e la vedi. Poi pensi: “Morirò”,
ma nel frattempo
rimani seduto immobile.
Lei era così.

Senza strilli o fanfare giungeva il presagio dell’onda,
solo quel rombo lontanissimo
simile ad un ingombrante ricordo o ad un treno la domenica mattina,
mentre sei a letto.
Prima del temporale, solitamente, il mondo si fa quietissimo, timoroso, rispettoso, teso. Il cane, con il suo istinto antico, si appiattisce a terra, sottomesso, gli uccelli tacciono. Similmente capitava a me quando la vedevo lontana venirmi incontro.
Il mondo esplodeva con il mio cuore, e dopo rimaneva il silenzio.
Lo sguardo metteva a fuoco solo il suo contorno, il mondo sfocava fuori campo.
Non riuscivo nemmeno a notare il modo in cui era vestita,
non notavo come teneva le mani o se portava qualche cosa con sé.
Notavo Lei, un insieme di forza e bellezza, di storia e cultura, idee e poesia.
Non notavo il recipiente;
guardavo agli occhi senza vederne forma e colore
ma solo i mondi e i volti in essi racchiusi con la venerazione del mistero,
con la venerazione di ciò che mai avrei compreso.
Lei stessa si faceva emblema di tutte le donne,
di tutte le esperienze,
di tutti i vestiti che si potrebbero indossare,
di tutti i trucchi, gli inganni, i viaggi da pensare.

Seduta sulla spiaggia vedevo l’onda, spegnevo la sigaretta al mio fianco nella sabbia, con mossa lenta del braccio e sicura della mano. Mi cingevo le ginocchia, vi appoggiavo sopra il mento e, nella pace universale delle infinite possibilità ancora tutte dispiegate davanti a me, aspettavo.

Ecco la bellezza, finalmente.

Eccola!

Ecco là, al limitare della mia spiaggia,
al limitare del mio respiro che inghiotte la sua acqua,
al limitare della mia capacità di pensare ed esprimermi ancora una volta,
giungere la salvezza di una morte pacifica, sicura, senza abbandono.

Lei e la bellezza.

mercoledì 16 giugno 2010

5 responses to Bi-sogni.

  1. Anonimo says:

    Il pensiero della Del Savio è molto complesso e, nello stesso tempo, affascinante. Ha avuto una visione paradisiaca di bellezza, e non può fare a meno di raccontarla. I toni utilizzati sono quasi apocalittici. Il fascino, la grazia e la sublime perfezione della persona veduta dall'autrice si possono esprimere a parole fino ad un certo punto (cfr. "al limitare della mia capacità di pensare ed esprimermi ancora una volta"), perché quella vissuta è stata un'esperienza mistica e fortemente destabilizzante, un sogno di fusione totale che non può essere contenuto nella gabbia della ragione. Quello della Del Savio è il linguaggio di un'anima pronta a mettersi in gioco, risoluta ad affrontare tutte le sfide e i pericoli immaginabili. Fino alla morte. Ed è proprio la morte a chiudere il suo scritto: la dipartita nel momento supremo, nell'orgasmo violento e incontrollabile del delirio dei sensi rende nobili le sue pulsioni. E' come morire davanti ad un quadro sconvolgente e pieno di mistero. E' il trionfo dell'estasi.

    Andrea Falconeri

  2. Flavio Zene says:

    L'inizio e la fine mi hanno ricordato gli haiku di Mishima, ma forse è anche colpa dell'ukiyoe che hai messo ;-P

  3. Pauline. says:

    queste onde trasmettono una leggerezza mai provata prima.
    è tutto amplificato dal sole che batte sul vetro della finestra.
    vuole entrare a scaldare le ossa che si scongelano dopo il lungo inverno.

  4. Lascia entrare il sole Pauline, fai spazio alla leggerezza affinchè i pensieri si alzino sempre più in alto. Se l'arte si lascia opprimere dal tempo storico e del tempo fisiologico perde tutto il suo slancio.

  5. Andrea, il mio recensore di fiducia!