Cara amica mia,
ecco che trovo il pensiero giusto per scrivere due righe tutte per te e tutte per me.
Siamo tutti corrosi dalle stesse domande che corrodono te. Tutti speriamo, in fondo al nostro cuore, che arrivi quell’alito di supremo intelletto che finalmente tolga il velo di polvere dal disegno in cui tutto, in due dimensioni, si renderebbe finalmente chiaro.
Debole è l’uomo e debole la sua natura: per quanto speri, mai riceverà alcuna divina illuminazione (se la riceverà non sarà che un’altra, ennesima illusione) e vivrà nel dubbio. Questo, a mio avviso, è il primo punto sul quale “rassegnarsi”, il punto davanti al quale dobbiamo, renitenti, abbassare il capo e ammettere di essere piccoli esserini. L’uomo non può capire tutto, l’essere umano è natura al contrario, dunque non troverà risposte logiche a certe illogiche domande. Bom, nulla, vuoto, e non cerchiamo di rispondere a domande puramente retoriche. Il dubbio ci sarà sempre. Sarà vero amore? Durerà? E’ questo l’amore di cui tutti parlano? E’ questa la felicità che dovrebbe derivarne?
Vago è l’amore: anche nel momento stesso in cui credi di averne acchiappata l’idea eccolo che sfugge.
Vaga è la vita: vedi come si corre bene verso una meta ed ecco la meta che corre più veloce di noi in direzione ostinata e contraria.
Ecco il mio amico, viene verso di me a braccia spalancate, ecco il sole!, e subito si fa notte.
Il ricordo è il più vago, eccolo che viene, come mi dà soddisfazioni. Ricordare è rivivere qualche cosa migliorandola con la pretenziosità della mente. Ecco l’indefinito suono di una voce che chiama un nome a caso, ed ecco che la mia immaginazione pensa al mio nome chiamato da lei. E’ così, è un gioco di brutte fregature.
Non mi chiedere più che cos’è l’amore, amica mia, non lo fare. Lo dico per te. Non ha senso che io ti racconti il mio sguardo sull’infinita distanza che divide un cuore da un altro, sull’infinitesima vicinanza che li riunisce. E’ difficile descrivere il mare, soprattutto quando mai accadrà che in due lo si descriva con le stesse parole. Non mi chiedere mai più quanto si debba aspettare per trovarlo - l’amore -, ché quando lo trovi non capisci quando sia iniziato e non riesci a fare previsioni su quando finirà. E’ banale raccontarti che non ha tempo e che non ha spazio, ma è la verità che voglio dirti e allora ti dico anche le banalità e gli sconcerti di cui la verità è fatta.
Non mi chiedere quale sia il destino dell’innamorato perché, ancora lo ripeto, è destinazione che esso coincida con quello che avrà. L’innamorato ama il fiore, perché gli parla dell’amore, ma l’innamorato nello stesso tempo lo odia dal profondo quando non lo può donare. L’innamorato odia il tempo che lo separa dall’oggetto amato, ma lo ama quando, allo stesso modo, si fa lento nei due minuti che precedono un incontro.
Ecco cara amica, ecco cosa posso dire invece con certezza. Posso dire che il tuo sorriso migliore è per l’amato, che lo smalto di quel sorriso non andrà perso nell’attesa, verrà rinnovato nella possibilità e poi verrà scollato solo per quella persona che tanto ti capiterà d’amare. Dopo tutto questo ne nascerà un altro, poi un altro ancora, fino alla fine del tempo. Odiato agli uomini è l’uomo malinconico, fortunato sarà l’uomo felice. Culliamoci nella nostra malinconia del mancato incontro solo per poco, solo per il tempo utile a tenerci con noi stessi, piangiamo una piccola nostalgia per questo incontro, giusto il necessario per dargli la sua giusta, mancata importanza. Poi sorridiamo al mondo della possibilità con lo stesso instancabile sorriso.
Orazio diceva che il sorriso migliore è quello in cui si scoprono i denti superiori mantenendo però coperta la fine degli incisivi con il labbro inferiore. E’ una bella metafora, oltre ad un consiglio nel baccaglio: ti dice di sorridere ma in maniera da preservare segreta una parte del tuo sorriso, proprio quella parte che poi, in amore, si lascia andare senza ritegno.
Cos’altro sono queste se non un mucchio di parole e anche contraddittorie? Così è l’amore: contradditorio, e così è l’amore che viene raccontato, come alla fine te lo sto raccontando io ora: solo un mucchio di parole.
Amica mia, vai a vedere il mare e poi raccontamelo tu, da capo.